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Autore Discussione: Il mio libro di italiano.  (Letto 13065 volte)
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Pigkappa
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« inserita:: 25 Aprile 2008, 00:26:40 »

Ma vi rendete conto!? Sul mio libro di italiano non è presente nessun riferimento a qualsiasi cantautore italiano, e poeti contemporanei fondamentali come Alda Merini sono citati di sfuggita, senza una trattazione di nessun tipo e senza che ne vengano riportati testi.
Uno potrebbe pensare: "Lo spazio è limitato, e bisogna mettere le cose principali". Ecco un esempio di un testo che occupa tre pagine del mio libro:

[div align=center]E lasciatemi divertire[/div]
[div align=center]di Aldo Palazzeschi[/div]

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie

Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!

Ma se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.

Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!

Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc…Huiusc…
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.

Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.

Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.

Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.

Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine io ò pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!


Da notare anche il notevole spazio dato ai Futuristi, che si succhiano circa 40 pagine per testi fondamentali come quelli di Boccioni (riporto un brano piccolo, tanto è tutto uguale):


[div align=center]Uomo + Vallata + Montagna[/div]

Lentamente abbassarsi adagiarsi attraverso la montagna
la testa toccare il muschio delle vette velarsi nel-
la nebbia velarsi nella nebbia le nuvole sulla
fronte Un ghiacciaio scivolare sotto l’ascella (cuscino cuoio
raso cristallo) una cascata corrermi sotto la schiena
(scciacccc sclaff sclocchete scloff sccicc sccicc)
grondare grondare gocciare stillare le gambe sprofondate nel
sole della valle Sentire e non toccare Quadra-
ti verdi (velluto sofficità freschezza elasticità) rettan-
goli gialli (spinosità del grano delle spiche agonizzanti arsura
attesa falce-lampo cantare) rettangoli bruni terrosi
(friabilità ocra gialla terra di siena naturale terra di siena bru-
ciata caffè viola cupo) Case (bianca calcina) dadi tap-
peto verde Pioppi misantropia meditazione
acque lastricati acciaio gorgogliante Alberi confini agli ango-
li fiume di case al malleolo un fiume (cobalto
polvere d’argento) sotto il polpaccio rotondità.




Cioè, ma non è assurdo? O_O.
« Ultima modifica: 25 Aprile 2008, 00:27:48 da Pigkappa » Registrato

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In effetti, sembra proprio che voglia stare qui
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« Risposta #1 inserita:: 25 Aprile 2008, 01:58:04 »

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« Risposta #2 inserita:: 25 Aprile 2008, 11:27:21 »

1) Quella di Palazzeschi la studiai in secondo... orribile.
2) I cantautori italiani non avrebbe senso metterli, tanto non li fa nessun professore...
sul libro di italiano di secondo avevo i testi di battisti/mogol... ovviamente saltati a piè pari. Stronzi.
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« Risposta #3 inserita:: 25 Aprile 2008, 13:20:19 »

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« Risposta #4 inserita:: 25 Aprile 2008, 17:10:16 »

i cantautori per me non hanno senso di esistere in un libro di italiano, in quanto le parole non possono essere scisse dalla musica di accompagnamento, e - anche in generale, a livello di metrica e fonetica, hanno parecchi espedienti che gli permettono di adattarsi alla musica. quindi per me non va considerata poesia.

certo che pure il futurismo è una bella merda
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« Risposta #5 inserita:: 25 Aprile 2008, 23:44:10 »

Si può anche stare a discutere sul fatto che ciò che richiede una musica di accompagnamento automaticamente non sia poesia, ma credo che siano tutti d'accordo che due pagine in meno sono meglio di due pagine di "firobilofirobiloBUH!".

Sembrano i discorsi senza senso che facciamo io e Celeron su MSN  
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« Risposta #6 inserita:: 26 Aprile 2008, 00:06:09 »

Palazzeschi... non mi è mai piaciuto, anzi, direi che mi è sempre stato sul c...
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« Risposta #7 inserita:: 26 Aprile 2008, 12:35:33 »

Il mio libro di italiano è verde, può interessare?
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« Risposta #8 inserita:: 26 Aprile 2008, 22:00:27 »

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i cantautori per me non hanno senso di esistere in un libro di italiano, in quanto le parole non possono essere scisse dalla musica di accompagnamento, e - anche in generale, a livello di metrica e fonetica, hanno parecchi espedienti che gli permettono di adattarsi alla musica. quindi per me non va considerata poesia.
[div align=right][snapback]37131[/snapback][/div]


Sono abbastanza d'accordo.
Soprattutto: i futuristi possono piacere o non piacere, ma hanno sicuramente fatto storia. E sono degni di attenzione.
Quello che fate tu e Celeron su msn si chiama pirleggiare, ed è ben diverso :x
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« Risposta #9 inserita:: 26 Aprile 2008, 23:39:16 »

Citazione
Soprattutto: i futuristi possono piacere o non piacere, ma hanno sicuramente fatto storia. E sono degni di attenzione.
Quello che fate tu e Celeron su msn si chiama pirleggiare, ed è ben diverso :x
[div align=right][snapback]37157[/snapback][/div]

Artisticamente, la letteratura futurista in Italia fa schifo. Avranno anche fatto storia, ma così come dai programmi attuali va riducendosi sempre più Carducci, perchè la critica attuale lo considera un poeta non molto bravo, anche se ha "fatto storia", così andrebbero cancellati costoro.

E insomma, io finirò il mio studio della letteratura italiana su individui morti da 60 anni, alcuni dei quali hanno saputo produrre solo opere molto importanti come:

Citazione
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!

Senza neanche sapere chi sono i poeti considerati bravi tra quelli attuali, o almeno tra quelli morti da poco. Allo stesso modo finirò il programma di storia sapendo molto bene quali sono stati i trattati della seconda guerra mondiale, ma senza sapere niente di quello che è successo negli anni 'Ottanta (e il fatto che siano fatti recenti non significa che li sappiano tutti... Io nel 1985 esistevo tanto quanto nel 1946...).
Capisco che per certe materie (fisica, matematica, forse filosofia) sia impossibile arrivare agli anni recenti, troppo complessi, ma perdinci, per queste qua no.
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« Risposta #10 inserita:: 27 Aprile 2008, 10:12:25 »

Beh, quando si studia la storia di qualcosa (arte, letteratura, filosofia ecc.) l'opinione della critica è importante, ma non bisogna esagerare. Non me ne frega se Tizio e Caio ritengono che Carducci o D'Annunzio non siano stati molto bravi. E' indiscutibile il fatto che siano due giganti della letteratura italiana, quindi vanno studiati di sicuro. Poi starci una settimana o un mese di tempo è un altro discorso :x

E' normalissimo (e secondo me è anche abbastanza giusto) che a scuola non si studi molto di quello che supera gli anni '50. Il punto è che tutti quelli che superano gli anni '50 sono praticamente "contemporanei", quindi per poterli studiare per bene occorre far passare ancora qualche altro anno.
In ogni caso capisco quello che vuoi dire. Non sarebbe brutto studiare qualcosa di contemporaneo, ma dal momento che c'è comunque molto da studiare nel passato, non è un gran problema :x
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« Risposta #11 inserita:: 27 Aprile 2008, 20:01:31 »

beh in storia al massimo puoi fare un po' di guerra fredda e apartheid, ma solo per quanto riguarda l'italia per esempio è molto difficile studiare periodi come gli anni di piombo, dei quali ancora adesso non sappiamo molto (piazza fontana, la stazione di bologna, l'italicus, ustica... persino sull'omicidio di aldo moro non è ancora tutto chiaro)
poi su alcuni libri di testo son riportati, quindi al massimo uno se li fa da solo (o si informa)

per quanto riguarda la letteratura è un po' la stessa cosa: al giorno d'oggi la critica non è unanime nel recensire libri/poesie/altro, bisogna vedere se resisteranno alla prova del tempo

e sono d'accordo che i futuristi, pur facendo schifo ed essendo dei maledetti fascisti, siano stati un'avanguardia molto importante in italia, che ha influenzato moltissimo la letteratura (ma anche la scultura, le arti grafiche e l'arte in generale) degli anni successivi

tra l'altro spenderei un paio di parole per la pittura futurista, dato che alcune opere (come "la città che sale") sono davvero niente male
« Ultima modifica: 27 Aprile 2008, 20:05:38 da dead flag blues » Registrato

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« Risposta #12 inserita:: 28 Aprile 2008, 21:06:35 »

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beh in storia al massimo puoi fare un po' di guerra fredda e apartheid, ma solo per quanto riguarda l'italia per esempio è molto difficile studiare periodi come gli anni di piombo, dei quali ancora adesso non sappiamo molto (piazza fontana, la stazione di bologna, l'italicus, ustica... persino sull'omicidio di aldo moro non è ancora tutto chiaro)
poi su alcuni libri di testo son riportati, quindi al massimo uno se li fa da solo (o si informa)
[div align=right][snapback]37173[/snapback][/div]

Benissimo, e così escono per sempre dal circuito della scuola decine di migliaia di ragazzi che sanno abbastanza bene cosa è successo 50 anni fa in India, ma non sanno assolutamente niente di cosa è successo 25 anni fa in Italia. Inoltre, sanno benissimo il numero di scarpe di Ungaretti, ma non sanno i nomi (e non dico la poetica, dico i nomi) dei poeti che non sono ancora morti, e dei quali quindi non sapranno mai niente. La scuola sforna ragazzi con una cultura arretrata di (almeno) 40 anni o_o.
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« Risposta #13 inserita:: 28 Aprile 2008, 23:17:49 »

Non per fare il qualunquista nichilista, ma magari fosse come dici tu, Pig.
La scuola sforna ragazzi SENZA cultura e senza apertura mentale. Stop.

L'unica cosa che dovrebbe fare la scuola, oltre a dare un bagaglio culturale minimo, è fornire gli strumenti per ampliare la propria cultura. Questo significa sviluppare il senso critico dell'individuo, aprirgli la mente, fargli venire un po' di curiosità, farlo maturare e così via. La scuola di oggi non fa né l'una né l'altra cosa.
Al momento quelli che escono da scuola non sanno cos'ha scritto Borges, non sanno cos'ha scritto Manzoni e soprattutto pochi sono interessati a saperlo. E di quei pochi che si informano per conto loro, pochissimi sono in grado di capire quel che leggono :x
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Citazione di: Random nub,21 settembre 2010
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« Risposta #14 inserita:: 30 Aprile 2008, 22:18:43 »

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beh in storia al massimo puoi fare un po' di guerra fredda e apartheid, ma solo per quanto riguarda l'italia per esempio è molto difficile studiare periodi come gli anni di piombo, dei quali ancora adesso non sappiamo molto (piazza fontana, la stazione di bologna, l'italicus, ustica... persino sull'omicidio di aldo moro non è ancora tutto chiaro)
poi su alcuni libri di testo son riportati, quindi al massimo uno se li fa da solo (o si informa)
[div align=right][snapback]37173[/snapback][/div]

Benissimo, e così escono per sempre dal circuito della scuola decine di migliaia di ragazzi che sanno abbastanza bene cosa è successo 50 anni fa in India, ma non sanno assolutamente niente di cosa è successo 25 anni fa in Italia. Inoltre, sanno benissimo il numero di scarpe di Ungaretti, ma non sanno i nomi (e non dico la poetica, dico i nomi) dei poeti che non sono ancora morti, e dei quali quindi non sapranno mai niente. La scuola sforna ragazzi con una cultura arretrata di (almeno) 40 anni o_o.

sì ma come t'ho già detto è materialmente impossibile aggiungere in un programma quegli anni, che sono ancora troppo controversi

poi non c'è niente da fare: se a uno quelle cose non interessano, anche se le ha studiate a scuola dopo tre mesi dalla fine del liceo se le sarà già scordate... se gli interessano, si cercherà su internet qualche sito tipo www.cronologia.it

più che attualizzare il programma (cosa che, sono d'accordo, andrebbe fatta, ma anche già a partire dagli anni precedenti, dato che ottocento e novecento si fanno solo in quinta...) bisognerebbe inculcare un'altra mentalità agli studenti, e qui ci sarebbero da fare riforme scolastiche molto pesanti, non è una cosa che puoi fare al volo
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« Risposta #15 inserita:: 02 Maggio 2008, 01:37:46 »

Il non apprezzamento soggettivo di una corrente è una cosa, la dichiarazione della sua mediocrità oggettiva è un'altra.

E cmq mi sembrano posizioni lagnose, come se servisse la scuola per conoscere i testi dei cantautori o dei poeti contemporanei, se già conosci la Merini e Mogol cosa te ne sbatte di combattere cause perse per persone di cui potrebbe fregartene meno di niente? Chi vuole trovare qualcosa lo fa.

Non per niente sto scovando perle del pop francese usando solo la mia capacità di indagine. Mica me l'ha detto la prof.

Fiducia nell'istruzione, ahia. Siamo freschi.
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« Risposta #16 inserita:: 02 Maggio 2008, 20:48:09 »

Non per fare il qualunquista nichilista, ma magari fosse come dici tu, Pig.
La scuola sforna ragazzi SENZA cultura e senza apertura mentale. Stop.

L'unica cosa che dovrebbe fare la scuola, oltre a dare un bagaglio culturale minimo, è fornire gli strumenti per ampliare la propria cultura. Questo significa sviluppare il senso critico dell'individuo, aprirgli la mente, fargli venire un po' di curiosità, farlo maturare e così via. La scuola di oggi non fa né l'una né l'altra cosa.
Al momento quelli che escono da scuola non sanno cos'ha scritto Borges, non sanno cos'ha scritto Manzoni e soprattutto pochi sono interessati a saperlo. E di quei pochi che si informano per conto loro, pochissimi sono in grado di capire quel che leggono :x

Io penso la scuola dia le basi alle elementari ed un po' alle medie. Il resto è all'80% inutile, dipende tutto dall'intelligenza/voglia di spaziare le proprie conoscenze di ogni singolo individuo.
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« Risposta #17 inserita:: 17 Giugno 2008, 11:13:53 »

Non per fare il qualunquista nichilista, ma magari fosse come dici tu, Pig.
La scuola sforna ragazzi SENZA cultura e senza apertura mentale. Stop.

L'unica cosa che dovrebbe fare la scuola, oltre a dare un bagaglio culturale minimo, è fornire gli strumenti per ampliare la propria cultura. Questo significa sviluppare il senso critico dell'individuo, aprirgli la mente, fargli venire un po' di curiosità, farlo maturare e così via. La scuola di oggi non fa né l'una né l'altra cosa.
Al momento quelli che escono da scuola non sanno cos'ha scritto Borges, non sanno cos'ha scritto Manzoni e soprattutto pochi sono interessati a saperlo. E di quei pochi che si informano per conto loro, pochissimi sono in grado di capire quel che leggono :x

Io penso la scuola dia le basi alle elementari ed un po' alle medie. Il resto è all'80% inutile, dipende tutto dall'intelligenza/voglia di spaziare le proprie conoscenze di ogni singolo individuo.
Questo non credo proprio... alle elementari ti insegnano a scrivere e ti danno le basi, sì, ma è difficilissimo che un bambino di 13 anni possa imparare come affrontare un testo come lo fa un liceale. o_o
Comunque il mio programma di storia arriva alle elezioni del 2001, anche se la professoressa è così incapace che almeno per me la storia si ferma con la morte di Svevo e inizia con la nascita dello stesso; per quanto riguarda la questione dei poeti avete già detto tutto... a parte che, insomma, lamentarsi per Palazzeschi o per i futuristi è equivalente a lamentarsi per Ungaretti. Voglio dire: i Futuristi hanno avuto esponenti comici come Ardengo Soffici, ma Ungaretti ha scritto una poesia (e viene osannato per averlo fatto) che recita "M'illumino d'immenso". Se lo decontestualizziamo è proprio un idiota, ben più dell'ottimo Ardengo :P
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« Risposta #18 inserita:: 01 Luglio 2008, 17:00:05 »

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E insomma, io finirò il mio studio della letteratura italiana su individui morti da 60 anni, alcuni dei quali hanno saputo produrre solo opere molto importanti come:

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Aaaaa!
Eeeee!
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"Lasciatemi divertire" è un capolavoro. Mi fa tristezza che quegli intermezzi non-senso siano abbastanza per farvela considerare una merda, pare siate inconsciamente scandalizzati (un inconscio ''conservatore?'') da un tale "stupro della nostra lingua", e che questo inneschi un meccanismo di rifiuto. Le parti "sensate"* sono bellissime! E se vi soffermaste sul loro significato, forse...

Al Tasso sono riservati interi capitoli, così come all'Ariosto, ai precursori di questi due e agli imitatori di Petrarca. Hanno forse più importanza? No, ma i prof. matusa ci mettono tre mesi a spiegarli. Serve sapere TUTTI questi passi di due poemi ispirati (largamente) alla letteratura francese del tempo e TUTTE queste poesie di gente che aveva letto Petrarca e intendeva imitarlo? Io direi di sciorinare entrambe le cose in molto meno tempo. Ma evidentemente per alcuni di voi solo sfiorare i futuristi è un'offesa al resto della letteratura italiana (???)

Questione cantautori. Il cantato e il pathos dell'accompagnamento musicale non possono essere scissi dal testo, per questo l'argomento andrebbe studiato in musica, non in letteratura! Poi, salvo Tenco e De Andrè, il resto fa un po' merda da tutte le parti, meglio evitare di insegnare a scuola quello che i papà comunisti avranno già a lungo fatto pesare al figlio con le loro inutili cassettine di cantautorato rosso-mellifluo.

D'accordissimo con la tesi secondo la quale sia deleterio dimenticare i poeti contemporanei, ma non è certo lo spazio dedicato a Palazzeschi e precluderci la possibilità di studiarli. Cominciamo a sfogliare il libro e individuare quali argomenti sono davvero formato semestre.




Altre** poesie di Palazzeschi (di interesse): "Chi sono?", "Il passo delle nazarene", "Rio Bo", "Una casina di cristallo", "La passeggiata", "Mar grigio", "Apro la mia finestra".

*Le parti non-sense DEVONO esserci.
**On-line non si trova molto, sto cercando di procurarmi una raccolta. Queste si trovano anche in rete (e sono bellissime).

...

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Ma Ungaretti ha scritto una poesia (e viene osannato per averlo fatto) che recita "M'illumino d'immenso". Se lo decontestualizziamo è proprio un idiota.

Passo 1, scostiamoci un secondo da "Mattino". Ungaretti ha scritto "Soldati", "La veglia" e "San Martino del Carso", ora diresti che è un idiota? A leggere queste sue poesie ti si strappa il cuore.

Passo 2, torniamo su "Mattino". Dove sta l'idiozia di questo verso? Ci metto la mano sul fuoco: chi si mette a ridere leggendo il componimento è scosso dalla sua breve durata. O dalla sua semplicità. Ma tutt'ora si disquisisce su cosa voglia dire, l'impatto della poesia è enorme, tanto è il suo fascino. E che tu la trovi insipida non significa che sia un'idiozia, idem quello che Pigkappa prova per Palazzeschi.

Smettetela di dimostrare una chiusura mentale che potreste evitare facilmente. E per favore, lasciamo perdere il fascismo, come se non fosse già una scusa abbastanza buona per denigrare D'Annunzio.






« Ultima modifica: 01 Luglio 2008, 17:17:45 da Tibbo » Registrato
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« Risposta #19 inserita:: 01 Luglio 2008, 17:49:46 »

Ma Davk non ce l'ha con Ungaretti (penso [spero]), stava dicendo che per capire una poesia è necessario conoscere la situazione nella quale viene scritta. Se decontestualizzi "'m'illumino d'immenso" è una cavolata, e son d'accordo pure io. Neanche i Baci Perugina la userebbero come frase d'effetto.
Sono anche d'accordo con il fatto che troppi idioti denigrano D'Annunzio solo per il fatto che è troppo difficile-palloso o è "fascista".

Per quanto riguarda il testo di "Lasciatemi divertire" sono solo parzialmente d'accordo. Il significato che c'è dietro è carino, ma la forma mi fa abbastanza schifo. In fondo continuo a vederla come una filastrocca per bambini. Sono un conservatore? Sì. Chiuso mentalmente? Probabile. Il punto è che quella roba (come un po' tutta la poesia in generale), dopo un po', mi annoia. Quello che mi interessano sono i concetti, non la forma. E se Palazzeschi doveva fare quella roba lì per dirmi "ho voglia di cazzeggiare" la poesia non fa per me >_<
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« Risposta #20 inserita:: 01 Luglio 2008, 18:49:16 »

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Quello che mi interessano sono i concetti, non la forma. E se Palazzeschi doveva fare quella roba lì per dirmi "ho voglia di cazzeggiare" la poesia non fa per me >_<

Penso la chiave di lettura stia negli ultimi due versi. Questo secolo non chiede più nulla ad un poeta (=è un secolo di pensieri superficiali), quindi lasciatemi divertire. "Ho voglia di cazzeggiare" è ben altra cosa, e non penso Palazzeschi ne faccia una religione: leggi roba come "Mar grigio" e "Una casina di cristallo", immagini pregnanti.

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Quello che mi interessano sono i concetti, non la forma.

Questa è una vera stronzata. La cura della forma è una cosa sottile, non esistono solo la forma ''tradizionale'' e quella di Palazzeschi. Dire che non ti interessa la forma è come dire che un poeta non deve saper scrivere poesia, ma solo avere concetti interessanti in testa, ti sembra possibile?

Secondo il tuo ragionamento, se Ungaretti e Petrarca scrivessero nello stesso modo (o scrivessero da cani) sarebbero da distinguere per i loro diversi concetti, e di conseguenza da elogiare. Ma sono due poeti distinti anche nella forma, e in grado di ammaestrarla. La forma è tre quarti dell'opera: gli embrioni dei concetti sono appartenuti a tutti i poeti, da Saffo alla Merini.

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Il punto è che quella roba (come un po' tutta la poesia in generale), dopo un po', mi annoia.

Beh, allora stocazzo! :°D



E poi, per la serie "Contraddiciamoci":

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Il significato che c'è dietro è carino, ma la forma mi fa abbastanza schifo.

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Quello che mi interessano sono i concetti, non la forma.













« Ultima modifica: 01 Luglio 2008, 18:54:57 da Tibbo » Registrato
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« Risposta #21 inserita:: 01 Luglio 2008, 19:06:56 »

Forse non mi sono spiegato bene.
La poesia, in tutto il suo essere, mi fa schifo. E mi fa schifo anche chi preferisce la poesia inutile di Palazzeschi o chi vuoi tu alla prosa ricca di significato di tipi come Schopenhauer o Montaigne.
La cura della forma è importante solo fino ad un certo punto. I due tizi che ho appena citato scrivono benissimo e leggere una qualsiasi delle loro opere è un vero piacere. Tuttavia, pur indugiando a dimostrare la loro cultura con citazioni coltissime e pur costruendo abilmente i periodi, non perdono il loro tempo con stronzate come endecasillabi, chiasmi o quel che ti pare. Scrivere bene in endecasillabi (o come ti pare) è una dimostrazione di abilità, ma non serve a niente se dietro non ci sono delle buone idee.
Semplicemente me ne frega poco di come scrive un poeta. Se scrive una cosa illeggibile prendo il suo libro e lo butto; se scrive bene ma dietro ci sono idee poco interessanti, mi scivola addosso così come è successo con Palazzeschi.

Ma forse se ti fossi sforzato due minuti in più per cercare di capire il mio post non avresti trovato quelle due affermazioni così contraddittorie.
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« Risposta #22 inserita:: 01 Luglio 2008, 19:09:32 »

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« Risposta #23 inserita:: 01 Luglio 2008, 19:13:43 »

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Ma Ungaretti ha scritto una poesia (e viene osannato per averlo fatto) che recita "M'illumino d'immenso". Se lo decontestualizziamo è proprio un idiota.

Passo 1, scostiamoci un secondo da "Mattino". Ungaretti ha scritto "Soldati", "La veglia" e "San Martino del Carso", ora diresti che è un idiota? A leggere queste sue poesie ti si strappa il cuore.

Passo 2, torniamo su "Mattino". Dove sta l'idiozia di questo verso? Ci metto la mano sul fuoco: chi si mette a ridere leggendo il componimento è scosso dalla sua breve durata. O dalla sua semplicità. Ma tutt'ora si disquisisce su cosa voglia dire, l'impatto della poesia è enorme, tanto è il suo fascino. E che tu la trovi insipida non significa che sia un'idiozia, idem quello che Pigkappa prova per Palazzeschi.

Smettetela di dimostrare una chiusura mentale che potreste evitare facilmente. E per favore, lasciamo perdere il fascismo, come se non fosse già una scusa abbastanza buona per denigrare D'Annunzio.
Credo che le relazioni (MOLTO opinabili) di D'Annunzio col fascismo non c'entrino molto; per il resto la risposta ti è già stata data:
Ma Davk non ce l'ha con Ungaretti (penso [spero]), stava dicendo che per capire una poesia è necessario conoscere la situazione nella quale viene scritta. Se decontestualizzi "'m'illumino d'immenso" è una cavolata, e son d'accordo pure io. Neanche i Baci Perugina la userebbero come frase d'effetto.
Sono anche d'accordo con il fatto che troppi idioti denigrano D'Annunzio solo per il fatto che è troppo difficile-palloso o è "fascista".
Che poi Ungaretti non mi esalti in ogni caso è un altro discorso (sì, ho già letto le liriche che hai citato, no, non me ne piace nessuna in modo particolare).

La lezioncina su Palazzeschi l'abbiamo studiata tutti e mi sembra che la sua importanza sia stata appurata nel corso del topic. Il punto che fa AA invece mi sembra più personale e francamente il fatto che tu possa provare particolare esaltazione/piacere nel leggere "firulì trullallà aeiou" non lo rende esteticamente più gradevole, né in assoluto né ai miei occhi. D'altra parte non credo che un estimatore di D'Annunzio possa davvero dire che la forma è irrilevante... io credo che il pennuto stesse dicendo che una forma originale o interessante o anche bella non basta a rendere una poesia piacevole in assoluto. Non per lui, almeno. :\
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« Risposta #24 inserita:: 01 Luglio 2008, 19:20:29 »

AA.

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Forse non mi sono spiegato bene.
La poesia, in tutto il suo essere, mi fa schifo. E mi fa schifo anche chi preferisce la poesia inutile di Palazzeschi o chi vuoi tu alla prosa ricca di significato di tipi come Schopenhauer o Montaigne.

Cosa sei, un filosofeggiante elitarista? Che senso ha paragonare testi filosofici  a poesia/prosa ''di finzione''?

E poi, addirittura farti schifo chi preferisce la poesia ''inutile'' (temo tu non stia parlando solo di Palazzeschi) alla prosa di S. e M., è offensivo e quasi ''xenofobo''.

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La cura della forma è importante solo fino ad un certo punto. I due tizi che ho appena citato scrivono benissimo e leggere una qualsiasi delle loro opere è un vero piacere. Tuttavia, pur indugiando a dimostrare la loro cultura con citazioni coltissime e pur costruendo abilmente i periodi, non perdono il loro tempo con stronzate come endecasillabi, chiasmi o quel che ti pare. Scrivere bene in endecasillabi (o come ti pare) è una dimostrazione di abilità, ma non serve a niente se dietro non ci sono delle buone idee.

E se ci sono? =]

E cmq non è solo un esercizio di stile, cazzo, hai presente la musicalità e la bellezza delle parole? Stai buttando nel cesso TUTTA la poesia per un battibecco o sei davvero convinto di ciò e quindi la butti a prescindere?

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Se scrive una cosa illeggibile prendo il suo libro e lo butto; se scrive bene ma dietro ci sono idee poco interessanti, mi scivola addosso così come è successo con Palazzeschi.

Ah ok. E' un'idiosincrasia tua per la poesia. Ma perché prendi il suo libro e lo butti? C'è rancore comico nelle tue parole oggi.

Citazione
Ma forse se ti fossi sforzato due minuti in più per cercare di capire il mio post non avresti trovato quelle due affermazioni così contraddittorie.

Se con "forma" che ti fa schifo intendi quella dei poeti che cercano di inserire il loro discorso in metriche più o meno libere, allora non ti contraddici. Io avevo capito che ti facesse schifo in particolare la forma di Palazzeschi, e quando hai detto che per te contano i contenuti, pensavo ti riferissi ai contenuti della poesia, non dello 'scrivibile' in generale. E quindi la contraddizione stava nel dare peso alla forma di Palazzeschi per poi dire che la forma è irrilevante. 

E comunque boh, mi sembra strano che ti faccia schifo la poesia. Forse l'hai trattata superficialmente.

Dark.

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La lezioncina su Palazzeschi l'abbiamo studiata tutti e mi sembra che la sua importanza sia stata appurata nel corso del topic. Il punto che fa AA invece mi sembra più personale e francamente il fatto che tu possa provare particolare esaltazione/piacere nel leggere "firulì trullallà aeiou" non lo rende esteticamente più gradevole, né in assoluto né ai miei occhi.

Ho detto questo? Ho detto quello che penso sul valore di Palazzeschi. E poi avete sinceramente rotto a citare solo le onomatopee da un'opera omnia che contiene anche ben altro, che cazzo. Dimostra che non avete capito il mio punto e che per voi Palazzeschi è solo "FRU FRU FRU FRU FRU", e che quindi ho ragione: dovete scollarvi da sticazzo di stereotipi e leggervi anche qualcos'altro di suo tanto per non far la figura degli idioti.

Perché stranamente oggi, tra uno che odia la poesia in generale, e l'altro che riconduce il futurismo alle onomatopee, mi sembrate solo tali.
« Ultima modifica: 01 Luglio 2008, 19:26:28 da Tibbo » Registrato
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